Una seconda storia che parte da molto lontano...

  • OGGI


    Agli albori del nuovo millennio, grazie al rinnovato interesse del Comune di Firenze, ad un finanziamento della Cassa di Risparmio di Firenze e al mecenatismo della James Madison University dello stato della Virginia negli Stati Uniti d’America, cui sono stati affittati i piani superiori del palazzo Capponi, quest’ultimo è stato restaurato. Pertanto, rinnovando l’idea originale del Conte Bardi, in una sede finalmente adeguata il Pio Istituto potrà riprendere i suoi contatti con la vita artigiana del quartiere e l’università americana, a Firenze dal 1986, svolgere i propri programmi di studi: a livello undergraduate, in discipline quali lingua italiana, Storia dell’Arte, Storia dell’Architettura, Scienze Politiche, “Divina Commedia”, ovvero il retaggio culturale fiorentino, e a livello graduate, per un Masters in studi sulle politiche dell’Unione Europea, unico programma del genere di una università americana in Europa, in uno dei luoghi storicamente più alti dell’Umanesimo europeo, Santo Spirito, cuore della tradizione agostiniana a Firenze.
  • ANNO 1966

    Il 4 novembre del 1966 Firenze fu colpita dalla terribile alluvione che segnò duramente anche l’Oltrarno. Il Pio Istituto de' Bardi, che aveva continuato a svolgere la sua attività tra alti e bassi, ne fu travolto: la furia delle acque danneggiò pesantemente il palazzo; anche a causa della carenza di fondi la scuola venne chiusa, pur se il nuovo statuto, approvato nel 1969, e ufficializzato con DPR del 12 marzo 1970, ne indicava sempre come scopo “l’istruzione e la formazione degli artigiani in stato di bisogno del Comune di Firenze, al fine di renderli più esperti e valenti in un’attività che è il vanto di Firenze ed elemento fondamentale della sua vita economica e culturale”.
    Del Consiglio di Amministrazione doveva fare parte, come presidente, un membro della famiglia Frescobaldi, affiancato da sei consiglieri, uno di nomina del prefetto, uno designato dall’Ufficio del Lavoro, uno dal Consorzio per l’Istruzione Pubblica Provinciale, uno dell’Azienda Autonoma del Turismo, uno dalla Cassa di Risparmio e uno dalla Camera di Commercio.
    L’attività di carattere educativo assistenziale era però cessata nel 1966 e l’Istituto si limitò ad amministrare il proprio patrimonio.
  • ANNO 1907

    All’inizio del secondo decennio del XX secolo l’Istituto non era indirizzato a scuola d’arte, bensì aveva quale intento l’applicazione del disegno ai vari mestieri. Nel 1907 Vittorio Emanuele III conferì al senatore Luigi Ridolfi, nella sua qualifica di direttore dell’Istituto de' Bardi, la medaglia d’oro dei benemeriti per la pubblica istruzione
  • ANNO 1884

    Dopo il 1870, con lo spostamento della capitale a Roma, iniziò anche per il Pio Istituto de' Bardi un lento declino, anche se nel 1884 venne accordata all’Istituto una medaglia di bronzo “per lodevoli saggi di Disegno applicato alle Arti” nell’Esposizione Nazionale di Torino.
    Cinque anni dopo il Ridolfi presentava un nuovo piano di studi, in cui si privilegiavano l’insegnamento elementare e quello del disegno; contemporaneamente la cospicua biblioteca, l’archivio della famiglia Bardi e le collezioni di storia naturale, di cui facevano parte gli apparecchi di fisica e di chimica, materiali raccolti nelle due stanze su Via dei Michelozzi e Via Maggio, non essendo più utili all’Istituto ed avendo cominciato a degradarsi, furono allontanate, pur rimanendo di proprietà dell’Istituto e consultabili dai suoi allievi, insegnanti e consiglieri: la Biblioteca fu data in consegna all’Istituto di Studi Superiori, l’archivio di famiglia fu depositato presso l’Archivio di Stato e le collezioni scientifiche furono destinate all’Istituto Tecnico Galilei. La sala della biblioteca divenne così più capiente e le due stanze che avevano ospitato le collezioni scientifiche furono adibite nel 1889 a scuola di disegno da gessi.
    Le aule occupavano quindi tutto il piano terreno del palazzo a testimonianza del notevole aumento del numero degli alunni, attirati soprattutto dalle scuole di disegno serali.
  • ANNO 1867

    La situazione migliorò quando Firenze divenne capitale. Carlo Matteucci, allora direttore del Museo della Specola, poté nel 1867 finalmente aprire all’insegnamento l’Istituto de' Bardi in una sede degna: il 12 agosto 1865, infatti, fu acquistato come sede dell’istituto il palazzo dei conti Carlo e Luigi.
    Gli affitti dei piani superiori ne aumentarono le rendite, tanto che lo sviluppo dell’Istituto riuscì a superare le previsioni del Bardi.
    Lo statuto organico dell’Istituto fu per legge approvato il 14.04.1867 con decreto del re d’Italia Vittorio Emanuele II; l’opera pia fu eletta ente nazionale e sottoposta alla legislatura italiana. Il direttore Luigi Ridolfi, che vi si dedicò per più di quarant’anni (in una delle sale del palazzo gli è stata dedicata una lapide), riordinò il piano di studi dei corsi, riservati ad alunni tra i 10 e i 14 anni per la scuola elementare e ad alunni di più di 14 anni ma non analfabeti per la scuola superiore.
  • ANNO 1865

    Già alla fine del 1818 il Bardi aveva fondato una scuola di corsi gratuiti riservati ad allievi poveri con l’aiuto tra gli altri di Filippo Nesti, cui aveva affidato la direzione del Museo di Fisica; situata dapprima in un locale di via Malcontenti, in seguito all’incremento degli allievi la scuola fu trasferita nell’ex Convento di San Jacopo in Via Ghibellina. Nel 1865 nell’ex Convento di Santa Monaca, sempre grazie alla munificenza del Bardi, fu aperto il primo asilo di carità per fanciulli poveri, che confluì poi nel Pio Istituto dei Bardi. Col suo testamento, infatti, il conte insieme a un cospicuo patrimonio, che in mancanza di eredi andò al nipote Lamberto Frescobaldi, lasciò 50.000 scudi per il finanziamento del Pio Istituto che, per suo volere doveva portare il nome della sua famiglia e doveva essere situato nel quartiere di Santo Spirito.
    L’Istituto era destinato a diventare “uno stabilimento destinato alla gratuita istruzione degli artigiani”, in cui doveva essere istituita una “scuola di leggere, scrivere e aritmetica, secondo i metodi più atti a condurre prontamente ed efficacemente alla pratica del ben scrivere, conteggiare” e in cui doveva essere insegnata la religione cattolica tre volte la settimana.
    Insieme alla scuola elementare si sarebbero aperti due corsi, il primo di Mineralogia e Geologia applicata all’agricoltura, all’industria e alle arti, che sarebbe stato guidato da Filippo Nesti, nominato anche direttore dell’Istituto, e il secondo di Fisica e Chimica applicata alle arti e manifatture.
    Fu istituito anche un Consiglio di Deputati Soprintendenti, composto dal direttore del Museo di Fisica e Storia Naturale, del Direttore dell’Accademia di Belle Arti e da quello dell’Osservatorio Ximeniano. Del consiglio doveva sempre far parte un rappresentante della famiglia Frescobaldi.
    Fosse stato realizzato subito, il progetto del Bardi sarebbe stato innovativo, ma dovettero passare quattordici anni, prima che prendesse corpo, a causa delle inevitabili controversie sull’eredità: solo nel 1843, infatti, si poté tenere la prima riunione costitutiva del Pio Istituto nel Convento di Santo Spirito. Nel 1850, poiché questo locale dovette ospitare le truppe austriache venute a sostenere i Lorena, il Nesti accolse le lezioni nella propria abitazione. Dopo la morte del Nesti, gli allievi tornarono in altri locali del Convento di Santo Spirito, dove rimasero per molti anni, di cui non restano resoconti.
  • ANNO 1814

    Caduto Napoleone e restaurato il Granducato lorenese nel settembre del 1814, il Bardi conservò la direzione del museo, ma il Liceo fu abolito e i suoi professori dispersi. Anche Leopoldo II, che pure aveva mostrato interesse per gli studi scientifici, dopo aver riaperto la Specola, chiamandovi un astronomo francese su suggerimento del Bardi, in seguito se ne disinteressò. Già minato dalla tubercolosi e sempre più isolato all’interno del panorama scientifico e culturale fiorentino, il Conte vide fallire l’ennesimo tentativo di rimettere il museo al servizio della collettività. Questa sconfitta accelerò la sua fine. Girolamo dei Bardi morì il 28 febbraio del 1829 ed è sepolto nella cappella di famiglia in Santa Croce.
  • ANNO 1806

    Alle attività assistenziali di stampo più democratico realizzate alla fine dell’Ottocento nell’Oltrarno da parte di pensatori illuminati come Pietro Thouar e Cosimo Ridolfi, volte all’educazione degli strati più deboli della popolazione sulla scia della self-education di stampo anglosassone, si affiancarono analoghe iniziative affidate alla buona volontà di filantropi non esenti da propositi moraleggianti e conservatori, quale fu il conte Girolamo dei Bardi, il quale fondò il Pio Istituto che da lui prende il nome. Egli fu l’ultimo del suo casato, uno dei più importanti di Firenze, la cui cappella in Santa Croce fu dipinta da Giotto.
    Girolamo, già paggio del Granduca Leopoldo, nel 1799 si era associato all’Accademia dei Georgofili, divenendo fautore di un’adeguata istruzione agraria per i figli dei proprietari terrieri. Nel 1806, quando Firenze, occupata dai Francesi, era la capitale del Regno d’Etruria, divenne direttore dell'Imperial Regio Museo di Fisica e Storia Naturale (oggi Museo di Storia Naturale della Specola), il più antico museo scientifico d’Europa, costituito nel 1775 nel palazzo Torrigiani all’inizio di Via Romana dal granduca Pietro Leopoldo di Lorena, che vi aveva raccolto le collezioni naturalistiche e gli strumenti scientifici già parte delle collezioni della Galleria degli Uffizi.
    Nel 1807 con decreto di Maria Luisa Borbone Parma, reggente del Regno d’Etruria, su suggerimento del Bardi il Museo divenne sede di insegnamento a livello universitario sotto il nome di "Liceo di Fisica e Scienze Naturali". Furono istituite sei cattedre, affidate ad illustri scienziati: astronomia, fisica, chimica, mineralogia e zoologia, botanica e anatomia comparata.
    Il Bardi, che era diventato direttore della Pubblica Istruzione del Regno d’Etruria, cercò di far assumere allo stato toscano un ruolo più moderno e attivo nell’istruzione pubblica, ma il suo progetto fallì con la caduta del Regno e l’annessione diretta della Toscana all’Impero francese. I nuovi governanti cercarono di rilanciare il ruolo del Museo di Fisica e Scienze Naturali, ma la loro azione si limitò a un alto patronato, che non riuscì a risolverne le difficoltà finanziarie.